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Joe Bastianich, Wine Heroes

Joe Bastianich intervista Mauro Scarpone, ascoltalo qui: Wine Heroes (lnk.to)

 

 

Virtù Quotidiane

Villa Colle: la riscoperta di antichi vitigni autoctoni nell’Appennino teramano – Virtù Quotidiane – Il quotidiano enogastronomico (virtuquotidiane.it)

Articolo di Sara Del Vecchio.

 

 

eventiculturalimagazine.com

“Narra la leggenda che nell’antico monastero femminile di San Giovanni a Scorzone (TE), intorno all’anno 1011, le suore abbiano coltivato a vitigno un appezzamento di terreno a loro donato dall’antica Iuaria, un piccolo ministero del contado di Teramo e che proprio in suo onore abbiano creato un vino dalle proprietà a loro dire mistiche poiché una volta bevuto, la sensazione che dava era quella di innalzare l’uomo al cielo, liberandolo dalla sua corporalità per raggiungere uno stato divino…”. Queste parole, risalenti al 1884 e rinvenute su una pergamena, a firma dello storico Francesco Savini, testimoniano l’antichità di un vino e di un vigneto, coltivato già nel 1011, che l’enologo Mauro Scarpone sta riportando in auge, a seguito di un lungo ed impegnativo lavoro di ricerca e selezione botanica, da lui stesso condotto.

Ci troviamo a Torricella Sicura, a pochi passi da Teramo, ai piedi dei Monti della Laga, nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti delle Laga.

L’azienda Villa Colle è situata nella frazione di Ioannella, ad una altitudine di circa 800 m, ed è proprio qui che nasce la storia di questo vino. L’origine del nome Ioanella, infatti, deriverebbe da Iuaria o Iovanella, ossia “un piccolo ministero o luogo del Giudice, destinato dai primitivi feudatarj di quelle parti ad amministrar la bassa giustizia ai vassalli”. Molto probabilmente le prime a coltivare la vigna in questo territorio furono le monache benedettine del Monastero di San Giovanni a Scorzone sito un tempo proprio a Poggio Valle, a pochi passi da Ioannella.

Le suore del Monastero coltivavano questi vitigni per produrre un vino a loro sacro, da usare per scopi religiosi; purtroppo, nel 1532 per ordine del papa Clemente VII, il monastero venne distrutto, a seguito di alcune vicende peccaminose che videro coinvolte le suore ed i contadini del posto, probabilmente troppo avvezzi al consumo di questo nettare squisito…

Dalla propagazione di questi vitigni, oltre che dalla vendemmia dei frutti prodotti dai tralci che crescono maritati ad altre piante, Mauro è riuscito a ridar vita al vino Iuaria, primo autoctono dell’Appennino abruzzese, ed anche a ritrovare altre varietà molto antiche. Da queste sono nate diverse tipologie di vino, tutte certificate dal Parco Nazionale del Gran Sasso, così che ora l’azienda vanta una produzione di nicchia di circa 20.000 bottiglie, realizzate con metodi tradizionali.

La produzione del vino Iuaria, il prodotto di punta dell’azienda, è molto limitata: il vigneto ritrovato fra le rupi del Monastero, infatti, ammonta ad un solo ettaro. Le bottiglie sono numerate e riportano il collarino con il marchio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, concesso per il grande lavoro di conservazione della biodiversità che l’Azienda sta attuando per non perdere questo raro vitigno.

Oltre a questo “vino della perdizione”, altri sono i prodotti della dalla Cantina Villa Colle da conoscere ed assaggiare: il Supremo rosso, ottenuto da antichi vitigni riscoperti nell’appenino abruzzese tra Ioanella e Poggio valle, a 750/900 metri sul livello del mare; il Supremo bianco, realizzato con uve dei autoctoni dell’Appennino, tra cui Montonico, Cacciuno e Santo Marino; il Supremo Rosè, ottenuto dall’assemblaggio dei mosti in fermentazione del Supremo Rosso e Supremo Bianco.

Altra linea di prodotti è quella del Tarquinio, declinato in rosso ed in bianco: il Tarquinio Rosso è ricavato esclusivamente da vitigni autoctoni dell’appennino Teramano, tra cui Frappato, Malvasia Rossa, Rosciola. Si tratta di un vino che viene invecchiato in botti di legno di castagno per un periodo che va dai 7 ai 12 mesi, a seconda dall’annata di raccolta, e viene poi lasciato in bottiglia per uno o due mesi prima di essere immesso sul mercato. Il Tarquinio bianco, invece, si produce con le uve di Montonico, Pecorino, Cacciuno e Santo Marino ed è un vino unico nel suo genere, poiché le bucce vengono lasciate a contatto con il mosto per 24/36 ore, provvedendo, così ad ottenere una forte estrazione di colori e profumi.

Oltre mille anni sono trascorsi dall’inizio di questa storia, a riprova del fatto che il vino riesce sempre a far parlare di sé, come bevanda sacra e profana al tempo stesso. Qui, nel cuore verde dell’Italia centrale, questa storia ha ancora molto da dire e noi la ascoltiamo, anzi, assaporiamo, sorso dopo sorso.

https://www.eventiculturalimagazine.com/food-wine/cantina-villa-colle-un-esempio-viticoltura-eroica-abruzzo/

 

linkiesta.it

Una storia in cui sacro e profano, realtà e leggenda, sono indissolubilmente legate. Una vicenda intrigante, nel passato di un vino di qualità autentica, che Foodscovery non poteva ignorare.

È il 1532 e siamo nel monastero di San Giovanni Scorzone. Dalle vicine vigne, i contadini ricavano un vino dal gusto straordinario: Iuaria, «l’elisir per la redenzione e la salvezza»

È il 1532 e siamo nel monastero di San Giovanni Scorzone. Dalle vicine vigne, i contadini ricavano un vino dal gusto straordinario: Iuaria, «l’elisir per la redenzione e la salvezza». Un rosso molto amato dalle suore, che non si limitano tuttavia a berlo durante le funzioni religiose e sembra che proprio per questo di lì a poco Clemente VII abbia fatto chiudere il monastero. Tuttora non è certo cosa abbia spinto il Papa a prendere questa decisione, ma si dice che in qualche modo la scelta avesse a che fare con gli eccezionali “rapimenti mistici e sensuali” che quel vino produceva su suore e preti del posto.

Lo Iuaria è un vino rosso scuro tendente al nero, dalle gustose note fruttate. Al naso risultano prevalenti i rimandi a piccoli frutti rossi, con leggere note speziate

Fin qui la leggenda; ora torniamo ai giorni nostri. Nel panorama mozzafiato del Parco Nazionale del Gran Sasso, seguendo i ricordi degli anziani del posto, Mauro Scarpone fa una scoperta: quel vitigno che si credeva ormai estinto è ancora presente sul territorio. Dopo attente analisi da parte di esperti di viticoltura, si è giunti alla conclusione che si tratta di una varietà antica di Gaglioppo, un vitigno risalente addirittura al 1011.

Lo Iuaria è un vino rosso scuro tendente al nero, dalle gustose note fruttate. Al naso risultano prevalenti i rimandi a piccoli frutti rossi, con leggere note speziate. Forte, secco e appagante, all’ingresso in bocca risulta un vino di grande impatto.

Questa riscoperta ha permesso a Mauro Scarpone e alla sua azienda di riprendere il filo di un tradizione che si perde nella notte dei tempi, tornando a produrre un vino dal sapore antico e dimostrando quanto l’innovazione, per potersi realizzare, debba necessariamente fare i conti con il passato.

Costantemente impegnata nella coltivazione e nella valorizzazione di varietà di vite ormai estinte, l’ Azienda Agricola Cornacchia produce vini in cui passato, presente e futuro dialogano tra loro in maniera assolutamente originale, dando vita a nettari di eccellente qualità.

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https://www.linkiesta.it/2015/09/cantina-villa-colle-alla-scoperta-del-piu-antico-autoctono-abruzzese/